Non torno in Italia perché…
- Survey
- Oct 17, 2017
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Nonostante la distanza dagli affetti, nonostante il clima spesso ostile, nonostante le idiosincrasie gastronomiche e le difficoltà con la lingua straniera. Nonostante tutto, molti italiani espatriati all’estero, ci rimangono per diversi anni. Come mai?
Alcuni giorni fa ho lanciato un sondaggio su due gruppi Facebook, Italians in London e Italiani a Dublino.
La domanda era la seguente:
Cosa vi trattiene in Inghilterra/Irlanda o vi impedisce di rientrare in Italia?
Ecco le risposte:
ITALIANS IN LONDON
41 % A Londra ho un buon lavoro
17% Adoro questa città. Voglio trasferirmi qui
17% L’idea di rientrare in Italia mi spaventa.
12 % Rientrerei in Italia ma con un lavoro
7% A Londra ha trovato l’amore
4% Non voglio tornare in mezzo ai Romatristi
2% Sono a Londra per imparare l’inglese, ma appena possibile torno in Italia
ITALIANI A DUBLINO
36% A Dublino ho un buon lavoro
25% Oltre al lavoro, la città offre molti eventi e le persone sono socievoli
12% L’idea di rientrare in Italia mi spaventa
9% Dublino è casa
5% In Irlanda c’è l’approccio femminista
5% L’Italia è una merda
3% Sono in Irlanda, per imparare l’inglese, ma appena possibile rientro in Italia
3% A Dublino ho trovato l’amore
1% Aiuto, non trovo la strada di casa
1% Meno tasse e altri benefici per la mia azienda
Foto di Giovanni Macchione
IL LAVORO, NATURALMENTE
Chi ha trovato una buona occupazione all’estero, ci pensa bene prima di lasciarla.
Eppure, si fa presto a capire che il posto di lavoro nel mondo anglosassone non è sicuro o garantito. Il lavoro si trova facilmente, ma lo si può perdere con altrettanta velocità. Ci vuole poco a finire in redundancy, se la posizione che uno occupa non è più utile all’azienda. Tuttavia, rimboccandosi le maniche si riesce a trovare in tempi rapidi un’altra occupazione. Sono le due facce della flessibilità.
Flessibilità significa anche avere la possibilità di cambiare, se ci si rende conto che il lavoro è quello sbagliato, che l’ambiente è ostile, o semplicemente non si è soddisfatti.
Anche chi ha deciso di aprire un business a Londra o a Dublino, non può che lodare un tipo di economia che gli garantisce “meno tasse e diversi benefici”. Perfino chi non è soddisfatto dal punto di vista professionale spesso decide di restare, perché sa di avere l’opportunità di crescere, di studiare, di migliorarsi.
IN LOVE WITH LONDON/DUBLIN
I parchi, la vita notturna, i musei e gli eventi culturali, le attrezzature sportive, l’indipendenza, il profumo della libertà… L’elenco dei benefici di vivere a Londra o a Dublino può andare avanti all’infinito.
Chi si ambienta arriva anche a chiamare home la sua città d’adozione. Magari perché ha anche trovato l’amore. E il posto in cui ci si è innamorati conserva una sacralità particolare. O forse perché ha raggiunto un equilibrio tra lavoro e vita sociale e, anche se il costo della vita è alto, non rinuncia a questa condizione.
Per le donne non è difficile trovare un ambiente più favorevole alla crescita personale. E’ quello che alcune lettrici di Dublino hanno chiamato “l’approccio femminista”.
Londra e Dublino sono città che danno spazio alla creatività e alla sperimentazione.
ITALIA, CHE PAURA
Non c’è desiderio che non conosca anche la paura. Ciò che più desideriamo, spesso ci spaventa. Il ritorno in Italia per molti è un’idea paralizzante, che fa tremare i polsi. Il timore è quello di rimanere invischiati in un modo di fare che ci si è ormai lasciati alle spalle: l’immobilismo, la rassegnazione allo stato delle cose, la sensazione che è inutile impegnarsi, tanto non cambia nulla. E la certezza che in Italia non c’ è lavoro.
L’immagine che dell’Italia arriva al di là dello Stivale è quella di una wasteland, una terra desolata, dove chi ha la possibilità e il coraggio scappa, prima che arrivi il disastro finale. E i media cavalcano spesso l’onda del pessimismo: “Laureato in Italia? Nessuno ti offre lavoro” è il titolo di un pezzo che compariva sul sito de L’Espresso qualche giorno fa.
La paura per alcuni sconfina nell’odio. “L’Italia è una merda”. Sputa veleno chi ha il cuore ferito, chi per anni ha masticato amaro, raccolto delusioni, collezionato porte in faccia. Molti tra questi in Inghilterra o in Irlanda si sentono invece valorizzati e capiscono che lavorare duro paga.
Ma anche chi avrebbe la possibilità di rientrare, può sentirsi bloccato.
Ogni ritorno richiede una buona dose di coraggio, perché è sempre un tuffo nell’ignoto. La casa che hai lasciato in Italia mesi o anni fa, non è più la stessa casa. E anche tu sei diverso, contaminato da una cultura che ti ha spinto a mettere in discussione le tue abitudini, le tue convinzioni, il tuo stare al mondo.
Se è la paura di rientrare ciò che ti trattiene ancora all’estero , forse è il segno di un cambiamento che è già iniziato a maturare dentro di te e che prima o poi ti spingerà a ripartire. Il viaggio non conosce soste.
Se è soltanto la paura a bloccarti, non puoi fare altro che aspettare che quella paura si tramuti lentamente in coraggio. Perché ogni trasformazione comincia con una resistenza. Ma chi non si abbandona al flusso del cambiamento, è destinato alla palude dell’infelicità.
Bravo. Bell`ending, criptico, ma il messaggio è arrivato benissimo. Continua..?
Grazie Francesca. Non continua, per ora. Ma sicuramente tornerò sull’argomento in futuro…
Dopo due anni a Reading sono tornato in Italia.
Sto facendo un dottorato all’università del Salento. Faccio quello per cui ho studiato, certo la paga non è altissima ma il costo della vita è molto basso e riesco tranquillamente a mantenermi.
L’esperienza in UK la porto nel cuore, mi ha cambiato totalmente, l’ho notato in questo primo anno di nuovo in Italia (seppur sempre lontano da casa).
Anche io avevo una paura enorme di tornare in Italia è normale, è umano si è vero, anche perché i media enfatizzano all’ennesima potenza il pessimismo, ma posso garantire che ci sono tante persone, che lavorano, anche sodo, ci sono eccellenze, che nulla hanno da invidiare alle nazioni più sviluppate.
Si ci sono tanti problemi, tantissimi e quando torni dopo un periodo all’estero te ne accorgi ancora di più, però per ora son contento di essere tornato.
Grazie per il tuo contributo, Ascanio. Credo anch’io che la situazione sia meno drammatica di come viene dipinta. Di sicuro chi rientra va incontro a molte difficoltà. Però i sacrifici e le difficoltà non mancano neanche all’estero. E a volte uno pensa che, se si deve far fatica e sudare, è meglio farlo nel proprio paese.
In bocca al lupo per il tuo futuro…